LA PRIMA USCITA
Mi sono seduta sul pavimento tenendomi la testa con le mani, continuandomi a dire che stavo ancora dormendo e che quello che mi stava succedendo era solo un sogno.
Appena mi sono guardata allo specchio (o almeno credo), ho “visto” la mia immagine smorzata, era come se guardassi su una superficie opaca; le uniche cose che sono riuscita a distinguere in quell’ammasso senza una forma precisa sono i miei occhi.
Il colore marrone caldo nelle mie iridi si era tramutato in una tonalità più scura nella quale spiccavano evidenti dei riflessi bordeaux.
Cosa mi sta succedendo?
Perché i miei occhi sono cambiati?
Perché ieri mi è successo quello che mi è successo?
Zero mi trovò in apparente stato di shock.
Si siede al mio fianco e mi abbraccia teneramente.
Perché fa così?
Forse sa qualcosa che io non so? No, me lo avrebbe detto subito!
Rimango lì, immobile.
Alzo lo sguardo per poterlo vedere in volto, all’inizio sembra avvolto nei suoi pensieri, ma poi, quando si accorge che lo sto fissando, incrocia il mio sguardo.
In quel momento una nuova scintilla di stupore appare sul suo viso.
Mi alzo in fretta e mi dirigo veloce allo specchio.
Questa volta la mia immagine è pulita e nitida, i miei occhi sono del solito colore.
La felicità mi assale.
D’istinto abbraccio Zero che nel frattempo si è alzato.
Sento che all’inizio il ragazzo rimane stupito ma dopo i primi attimi anche lui mi stringe a se e mi accarezza e capelli.
Grosse lacrime sgorgano dai miei occhi e caddero sulla maglia del guardiano.
Sono passate circa tre ore e finalmente siamo usciti dall’albergo.
Per prima cosa abbiamo visitato la Fontana di Trevi, la fontana settecentesca che si sviluppa su un lato di Palazzo Poli. Arrivati e dopo aver rimirato per vari minuti la stupenda fontana ho gettato una moneta delle sue acque e, dopo innumerevoli sforzi, sono riuscita a farla gettare anche a Zero.
Poi, passando per la Via del plebiscito e per una serie di altre stradi di cui ora non ricordo il nome, siamo giunti al Pantheon, la facciata assomiglia a quella di un tempio greco, ma la parte retrostante ha la forma di una cupola in cui, al posto della chiave di volta c’è un grosso oculo che da luce alla struttura.
Mentre usciamo dall’edificio, una signora che stava arrivando di corsa, mi urta e cade sugli scalini, tagliandosi una gamba.
Mi affretto a cercare di aiutarla, pulendola la ferita con un fazzolettino di stoffa che mi porto sempre dietro.
Dopo avermi rivolto mille scuse si gire e rinizia a correre.
Quando mi volto verso Zero, noto che il suo volto è tirato e la sguardo è fisso, come se qualcosa lo avesse paralizzata di colpo.
- Zero! Che ne dici se torniamo in albergo? Sai, sono un po’ stanca! –
- Ok –
La sua voce è un sussurro e si percepisce chiaramente lo sforzo che sta compiendo nel cercare di trattenersi.
Arriviamo in albergo che ormai sono le 19:30.
- Yuki, stasera te la senti di scendere a mangiare? –
- Si certo! Prima però vorrei farmi una doccia se non ti dispiace! –
- Ok. Ti aspetto giù –
Mi chiudo in bagno e apro l’acqua.
È tutto il pomeriggio che mi sento addosso una strana sensazione.
Che centri qualcosa con quello che mi è successo?
L’acqua che scorre è un ottimo metodo per pensare. Riesci a riordinare le idee.
Finisco la doccia dopo circa quarantacinque minuti.
Sto per uscire quando, dai vestiti che ho preso in mano per metterli a lavare, cade il fazzoletto imbrattato di sangue.
Mi abbasso per raccoglierlo ma appena lo tocco, percepisco il sangue come fresco e lo lascio cadere.
Mi alzo di scatto ma un forte senso di vertigini mi prende e sono costretta a sedermi.
Di colpo tornano i dolori che avevo percepito quella mattina.
Questa volta sono più intensi, insopportabili.
Mi sembra che passi un tempo infinito prima che si inizino ad alleviare; quando mi sembrano quasi totalmente passati, mi alzo ed esco dal bagno ma giunta in salotto un nuovo, improvviso attacco mi assale.
D’istinto mi porto le mani alla gola, mi sembra di soffocare.
Con voce strozzata chiamo più volte Zero, chiedendogli di aiutarmi.
Dopo un po’ di tentativi e nessuna risposta da parte sua mia ricordo che non è in camera.
<< Zero, ti prego ….. vieni! Aiutami! >>
Dopo aver formulato questo pensiero svenni, accasciandomi come una sacco vuoto sul tappeto della camera da letto.
IL CAMBIAMENTO
- Yuki, Yuki, mi senti? Ti prego rispondimi –
Apro leggermente e faticosamente gli occhi.
Chi mi sta chiamando?
- Yuki! –
- Chi sei? –
- Cosa? Yuki, sono io, Zero! –
Cerco di alzarmi, ma appena sono in piedi, mi coglie un capogiro e cado all’indietro. Fortunatamente Zero frena la mia caduta prima che mi possa fare male.
Mi sento terribilmente debole e stanca, come se qualcosa mi avesse succhiato tutte le forze, lasciandomi vuota.
Alzo lo sguardo ed incontro quello di uno Zero alquanto preoccupato.
- Yuki, cos’è successo? –
- Non lo so. Io…. non mi ricordo! –
D’un tratto mi ritrovo sospesa nel vuoto.
Zero mi ha presa in braccio.
Gli porto le braccia intorno al collo, in modo da reggermi meglio, e mi avvicino a lui.
Lo sento irrigidirsi.
- Cosa c’è? –
Solo in quel momento mi rendo conto di essere ad un soffio dalle sue labbra.
Arrossisco, rendendomi conto della stupidità della mia domanda.
-Niente –mi risponde il ragazzo senza guardarmi.
Inaspettatamente provo una sorta di attrazione verso quel viso così familiare.
Mi avvicino ancora un poco.
Mancano solo pochi millimetri.
Le voglio toccare, voglio toccare quelle labbra.
Tuttavia nel momento preciso in cui faccio per annullare la distanza minima che è rimasta tra noi, lui inizia a camminare e, arrivato al letto mi mette giù per poi farmi stendere.
Fa per andarsene, ma io lo trattengo.
Lo vedo guardarmi incredulo.
Mi sollevo leggermente e compio il gesto che solo poco prima avevo scoperto di voler compiere.
Le mie labbra si appoggiano su quelle del mio “migliore amico”.
Lo sento sussultare e bloccarsi.
Dopo poco mi stacco e mi ristendo sotto le coperte, girandomi su un fianco.
Zero si siede e mette le mani sul letto, ognuna delle due ai lati del mio corpo, come a formare un recinto.
Lo guardo con la coda dell’occhio.
Si abbassa su di me e con la mano destra mi volta il viso verso di se.
Le nostre labbra sono nuovamente unite, solo che questa volta il bacio è ricambiato.
Infilo la lingua nella sua bocca, in modo da approfondire ulteriormente quell’unione.
Le mie braccia tornano a cingergli il collo e io mi aggrappo a lui.
La sua mano mi percorre dolcemente il fianco sinistro, partendo dal viso e arrivando alla mia gamba che piega ed accarezza.
Con essa, dopo un attimo io gli cingo la vita.
Lo attiro ancora di più a me.
Sussulta nuovamente e cerca di scostarsi, la mia presa tuttavia è più salda che mai.
Lo faccio rotolare sul letto e mi metto in posizione di comando.
Mi sollevo a guardarlo e con una mano gli accarezzo il viso.
Il suo sguardo è stupito e molto dolce.
Dopo qualche istante sento la sua mano accarezzarmi la guancia sinistra e scivolare fino a dietro il collo.
Mi attira a se e per la terza volta unisce le nostre labbra.
Le sue braccia mi stringono in un abbraccio.
Con le gambe gli stringo i fianchi.
Le sue mani mi percorrono la schiena, sollevando pian piano la maglietta.
Mi avvicinai al suo collo con la bocca e lo iniziai a baciare.
Quando sentii le mani del ragazzo arrivare al fermaglio del mio reggiseno lo morsi.
Per la prima volta.
Sentii il suo sangue nella mia bocca, sentivo le sue emozioni come se fossero mie, sentivo il suo desiderio, il suo amore e la sua incredulità.
Continuai a bere, saziandomi di lui.
Zero mi fa fare senza dire o fare niente.
Quando mi stacco da lui, vedo i suoi occhi allargarsi.
Mi blocco.
- Yuki…………i tuoi occhi……… -
Cosa hanno? Sono ricomparse quelle striature?
-……..sono rossi!-
Con mia enorme sorpresa, questa novità non mi stupì affatto.
Mi alzo di scatto, cercando di allontanarmi da quello che avevo fatto!
Allontanandomi da lui!
Anche Zero si alza e fa per venirmi in contro, ma io lo blocco.
-Non avvicinarti! –
Mi porto una mano alla bocca, mentre con l’altra faccio segno al ragazzo di stare lontano da me, sporgendola verso di lui.
Lui tuttavia non si ferma.
Mi chiudo su me stessa come le farfalle nel bozzolo e aspetta una qualsiasi sua reazione.
Mi abbraccia.
All’inizio lo respingo, cerco di divincolarmi dentro al suo abbraccio, ma poi mi arrendo, constatando le poche possibilità che avevo di riuscire del mio intento.
Lo sento accarezzarmi i capelli e giocare con una ciocca.
- Da quando hai i capelli così lunghi? –
Cheeeeeeeeeeeee?
- Penso …………. da ora! –